PSICOLOGIA  E AVARIZIA

Quando l'oculatezza si trasforma in malattia


Dott. Romina Galmacci

Psicologa clinica- Specialista in Condotte di Dipendenza e Patologie Correlate

 

 

In merito al rapporto con il denaro, possiamo distinguere diversi atteggiamenti:  l’ oculatezza,  e l’avarizia. La tendenza alla parsimonia non va  confusa con quest’ultima. Si parla difatti di  oculatezza quando si evita di consumare in modo esagerato e senza reali necessita’, quando si spende con  attenzione e misura, , ma senza negare a se stessi e agli altri, piaceri e comodità.  Tale atteggiamento, opposto a quello bulimico tipico del consumismo di oggi,  è apprezzabile e rientra nella normalita’.

La tendenza alla parsimonia si trasforma  invece in malattia,, quando oltrepassando una certa soglia,  giunge a danneggiare la qualita’ delle relazioni interpersonali dell’individuo, il quale, manifestando un  morboso attaccamento al denaro, non puo’ fare a meno di  mentire per non offrire, di  risparmiare sul riscaldamento, magari sostenendo con terzi che  inquina, o a mangiare poco perche’ è sano. . Va evidenziato pertanto che l’avarizia non ha nulla a che fare con la mancanza di soldi e con la necessità oggettiva di risparmiare: è molto  facile che un avaro sia ricco o perlomeno benestante e molto raro sia  povero.

L’ avarizia si sposta  sempre sui sentimenti,  perche’ chi è affetto da questa vera e propria malattia, non dando materia, è incapace di dare affetto,  di percepire  le mortificazioni affettive ed il disagio che arreca ai suoi cari, amici, partner, familiari,  ai quali nega i piu’ le minime gratificazioni,  comodita’, nonche’ il piacere di condividere spazi emotivi e  relazionali .

Ne deriva, da quando posto in luce, che l’avarizia è caratterizzata da una  forma di insensibilità al bisogni altrui , che si manifesta  con l’evidenza che malato non  è consapevole di quanto il suo comportamento  pesi sugli altri, ne’ della  delusione che arreca ai familiari e amici,  feriti dai suoi trucchetti a cui usa ricorrere per non offrire mai , né ricambiare.

Quali sono le caratteristiche del profilo dell’avaro patologico?

Questa classe di malati,  perdono ogni principio e valore:  la loro “scala di priorita’” quella scala secondo cui ciascuno basa le proprie scelte di vita, viene ad essere sovvertita in maniera irreparabile . chi ne è affetto mette il denaro prima di qualunque altra cosa., prima degli affetti, della famiglia, dell’amore e senza loro stessi ne siano consapevoli, prima di se stessi.

Gli avari sono chiusi in un loro mondo fatto di beni materiali da accumulare e accrescere e  non si rendono conto dell’importanza di cio’ che li circonda, e spesso  neppure che tendono ad approfittarsi delle difficolta’ degli altri per crearsi un proprio vantaggio personale oppure per crearsi una relazione affettiva che altrimenti non sarebbero in grado di portare avanti.

L’avaro patologico è ossessionato dalla sensazione perseverante di precarieta’, di mancanza di risorse, si sente un diseredato cronico,  ha il terrore che il dare qualcosa a qualcuno possa condurlo alla rovina, così, avverte la necessita’ di mettere costantemente da parte dei soldi, utilizza il denaro con rigida parsimonia e gestisce le relazioni affettive purtroppo con la stessa parsimonia, perche’ “controllare” e dominare sono le uniche forme di relazione che lo rassicurano.  Si tratta di soggetti sospettosi,  maliziosi ed  iper-crontrollanti nei confronti degli altri,  perche’ vedono  il male dove non c’è, confondono  la generosità con la stupidità e  la disponibilità con l’opportunismo e che  vedono  il successo altrui come il risultato di illeciti e di macchinazioni, una proiezione del loro agito, considerato sono loro stessi a trarre profitto dai deboli.

Quali sono le cause dell’avarizia patologica?

Alcune  teorie eziologiche mettono in evidenza i fattori ambientali, quali ad esempio l’aver avuto genitori troppo parsimoniosi, il che spesso conduce i figli a rimodellarsi a una consuetudine di famiglia.  Altre teorie fanno riferimento ad importanti e antiche carenze affettive. Tra le teorie psicoanalatiche, c’è Freud, il quale  ritiene che l’avaro soffra  di una  una importante  e profonda e non riconosciuta carenza affettiva, tanto che per liberarsi dovrebbe provare a vivere relazioni serene, superando così la paura dell’abbandono.

Secondo la teoria freudiana,, le origini dell’avarizia si collocano nella fase anale, quando il bambino o impara che, controllando il corpo, può far contenta o meno la madre, l’oggetto d’amore da cui dipende per il suo nutrimento fisico e affettivo, e da cui teme di essere abbandonato. Scopre che  il controllo degli sfinteri, l’attività del dare o del trattenere gli regala un certo potere sulle emozioni degli adulti e, nello stesso tempo procura anche un certo piacere. Se il bambino è poco amato e rassicurato, con una madre non disponibile e privativa dal punto di vista affettivo, può diventare  dipendente da questo gioco del controllo del dare e trattenere, proprio per controllare emozioni e sentimenti , che spesso non riconoscono..

Il denaro è investito  dal malato di grandi significati simbolici: è il sostituto della madre, non disponibile e anaffettiva nell’infanzia..

Quali  i danni dell’avarizia patologica su chi ne soffre?

L’'avarizia può distruggere chi ne è affetto, perche’ a causa questo atteggiamento irritante e a tratti persino sgradevole, diventa difficile mantenere  relazioni di amicizia, sentimento fondato essenzialmente sulla condivisione e spesso, si rovina un amore.

Dall’avarizia patologica e dalla dipendenza dal denaro si puo ‘ guarire?

Spesso sono le esperienze stesse ad insegnare agli avari, che il costo del trattenere per sé e non dare agli altri, è troppo alto e magari,  dopo aver rovinato un amore, e/o  un’amicizia ,  molti  di loro riformulano l’ordine nelle priorita’ di vita, collocando al primo posto le relazioni con gli altri e non il dolore del denaro che se ne va, ed iniziando conseguentemente a  sperimentare comportamenti diversi, con la gratificazione affettiva derivante.

Quando ricorrere allo specialista?

Gli avari, non ammettono, mai di esserlo, non riconoscono, il loro  atteggiamento che è soltanto, per loro , di difesa di quello che possiedono.  Le rare volte che chiedono  aiuto è perché  giungono a sentirsi isolati  dal mondo e non ne comprendono la ragione. .

La guarigione passa per l’acquisizione della disponibilita’ a dare, che il paziente potra’ far sua dopo un  percorso,: si tratta di  un viaggio  non facile , in cui emergera’  il dolore nascosto da chi nei primi anni non è stato amato e che ha risposto al vuoto affettivo, ha reagito interpretandolo per anni come “carenza” di denaro e oggetti.

Quel luogo, il luogo della “carenza”, rimasto vuoto da sempre, a causa di un bisogno di affetto non colmato nell’infanzia, . va riempito di altro, in primis insegnando al paziente a dare, superando il terrore che dando, non trattenendo piu’, quel vuoto  si amplichera’, con tutto il suo dolore..

Si tratta di un lavoro di elaborazione lungo e complesso e non tutti sono disposti e pronti a perseguirlo ma soprattutto, difficilmente il sintomo viene riconosciuto come un problema, se non dagli effetti  devastanti, spesso ha poi nella vita della persona.

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